sabato 31 luglio 2010

23 - Ricerca di equilibro Pt.1




L’Entropia è una misura di casualità, un parametro di disordine, energia ridotta a calore irreversibile, quello che può sembrare essere un caos, o anche rovina. In realtà è modo con cui un sistema appiana le divergenze.

È una ricerca di equilibrio.

Laddove il linguaggio può tradirmi, la “poesia” della matematica e della fisica portano chiarezza.

Almeno, io la metto in pratica osservando i cambiamenti spontanei che avvengono nei sistemi isolati.

L’entropia è il nostro metro di paragone nel misurare il progresso, nel definire i confini, di una civiltà. Io li ho usati anche , e forse

anche impropriamente per definire progresso e confine di una storia.

Se sappiamo che tutto ha inizio e una fine, l’entropia ci permette attraverso la sua eccezionale qualità di scegliere una particolare direzione del tempo, quella che in fisica viene chiamata: “la Freccia del tempo”.

Una delle prime cose che mi ha fatto pensare a questa all’entropia, alla freccia del tempo e alla ricerca dell’equilibrio è stato il comportamento delle persone. E quando intendo persone non dico una in particolare, anzi, spesso sono quelle che vedi passare per caso mentre cammini per la città che ti fanno pensare di più. Riusciamo ad analizzarle senza problemi di sorta. Possiamo immaginare qual è la loro vita. Una delle mie cose preferite è il gioco del “capire cosa stiano facendo”. Il classico è l’anziano ch non ha nulla da fare la mattina e che gira con l’autobus per ore e ore, un po’ come i colleghi pensionati che sono alle poste dalle 8.

Per dirlo in termini più fisici: “Parti tra loro non correlate trovano, interagiscono e trovano soluzione in un sistema fra loro in evoluzione.” Da un certo punto di vista l’entropia è l’orologio che registra l’irreversibile.

Se noi strisciassimo per terra una qualunque cosa, che sia una sedia, un mobile, le nostre suole, tutto andrebbe a generare una energia maggiore del necessario per spostare l’oggetto. Quell’energia maggiore che usiamo per spostare l’oggetto è generazione di caos. Per quanto non necessaria in un mondo ideale, senza attrito, questa trasformazione di energia in calore è fondamentale per spostare l’oggetto in questione, per appianare le “divergenze”, per dire  al mondo che qualcosa si è spostato, che non è più come prima. Ora se noi immaginassimo che sia qualcosa, che so una molla, che faccia ritornare la sedia a posto, che la riporti nella sua posizione originaria, vedremo che la sedia non tornerà nell’esatta posizione precedente. Per quanto l’energia sia conservata, qualcosa è  cambiato. Il mondo precedente è cambiato e tu non puoi fare nulla,  se non dare altra energia, altro lavoro per rimettere tutto in ordine, se ritieni che la tua sedia debba stare in quella posizione.

Ad esempio è stato affermato che la freccia del tempo così come è percepita da noi, fornendo passato e futuro distinti, è il risultato

dell’influenza della seconda legge della termodinamica sull’evoluzione del cervello.

Per ricordare qualcosa la nostra memoria, infatti, il nostro cervello passa da uno stato disordinato a uno stato più ordinato, o da uno stato ordinato ad un altro.  Per assicurarsi che il nuovo stato sia quello corretto, deve essere consumata dell’energia per svolgere il lavoro e questo aumenta il disordine nel resto dell’Universo. C’è sempre un maggiore aumento di disordine rispetto all’ordine guadagnato dalla nostra memoria, quindi la freccia del tempo nella quale ricordiamo le cose ha la stessa direzione di quella rispetto alla quale il disordine dell’Universo aumenta. Come vedete, è irreversibile e non controllabile.

Ora, lasciando perdere la lezione teorica di Fisica Tecnica e passando alla pratica…o alla praticità con cui io uso la fisica per trovare risposte alle mie domande sul mondo.

Dopo l’immagine dei pensionati alla posta citare questa scena è d’obbligo:

<<”Che cosa fai?” chiese all’ubriacone che stava in silenzio davanti a una collezione di bottiglie vuote e a una collezione di bottiglie piene.

“Bevo” rispose, in tono lugubre, l’ubriacone.

“Perché bevi?” domandò il piccolo principe.

“Per dimenticare”, rispose l’ubriacone.

“Per dimenticare che cosa?” s’informò il piccolo principe che cominciava già a compiangerlo.

“Per dimenticare che ho vergogna”, confessò l’ubriacone abbassando la testa.

“Vergogna di che?” insistette il piccolo principe che desiderava soccorrerlo.

“Vergogna di bere!” e l’ubriacone si chiuse in un silenzio definitivo. Il piccolo principe se ne andò perplesso. “ >>.

Perplesso esattamente com’ero quando non capivo molte delle problematiche  comuni. Io non ho mai capito il bisogno di fumare ad esempio. O come il bisogno di drogarsi, di bere. É qualcosa che va, anzi andava, oltre la mia comprensione.

POI HO CAPITO. Come un sistema genera entropia per appianare i propri problemi, un ubriacone beve per equilibrarsi. Per quanto cattiva cosa questa sia, deve farlo o perderà l’equilibrio. Non a caso, gli  alcolisti, i tossicodipendenti stanno male solo quando non bevono, o quando non hanno la loro dose. E’ tutto sempre una ricerca di equilibrio. L’equilibrio che gli permette di stare bene secondo il loro stato attuale.

Gli anziani si sentono soli e cercano di appianare con i loro sistemi “alternativi” la solitudine, c’è chi va alle poste, chi gioca a bocce, chi sta dal meccanico come mio nonno. E la cosa vale anche per le ragazzine di 13 anni cercano di sentirsi più grandi, di trovare un’identità nel loro corpo, e iniziano a truccarsi, bere, fumare, etc..cose di cui prima non ne avevano bisogno. Io conosco  perfettamente le urla di una piastra non funzionante di una ragazza che deve scendere in piazza in una sera d’agosto. Che Dio mi salvi dal doverla risentire.

C’è sempre qualcosa che li fa (ci fa) stare male. E loro (noi) rispondono (rispondiamo) a questo con i modi più diversi. Io ad esempio passo ultimamente sempre per il megalomane, esaltato di turno. Eppure chi mi conosce da tanto tempo sa benissimo che odiavo farmi notare. Tanti motivi, tante sofferenze anche tante piccole soddisfazioni mi hanno portato ad essere quello che sono. Il mio stare male, mi ha portato a far spostare il mio baricentro emotivo da uno molto timido a uno che non ha paura di dire in faccia le cose.

Ringrazio “l’entropia” per questo, mi ha permesso di diventare da succube di qualcuno a centro di me stesso.

Tutti quanti nella nostra vita abbiamo delle esperienze che ci segnano. Io per mia sfortuna ne ho avute un bel po’. Potevo tranquillamente stare a soffrire, a piangere, a lamentarmi, se questo fosse stato il mio punto di equilibrio. Ma non lo era. Probabilmente un mio sistema per ritrovare l’equilibrio e mettere l’ordine è quello che scrivo.

Quindi consiglio a tutti di trovare un modo loro di appianare le proprie divergenze.

Certo cercate di non esagerare..Io ho visto un mio compagno scout farsi prete. (e con questa ho detto tutto!!).

Anche quando incontrate altre persone, ricordatevi che ogni atteggiamento è dettato dalla ricerca di equilibrio e la freccia del tempo segna che non si può tornare indietro. Che si può andare solo avanti.

Poiché  anche cercando di passare per infiniti piccolo stati di equilibrio niente sarà più come prima, l’entropia, il caos da esso generato ti dice che devi sempre sforzarti per tornare ad una situazione precedente.

A questo punto l’unica cosa che puoi fare è andare avanti.

Se uscite ad esempio da una storia finita male, piangete, dimenatevi, cambiate se volete, se ne avete bisogno. Ma quello che farai stasera, quello che farai domani, non cancellerà il fatto che tu abbia amato, la persona sbagliata magari, ma hai amato.

Ma ricordati sempre che devi pensare a quello che stai per fare. Ai rimpianti che avrai.

Le cazzate non si dimenticano. Quindi occhio a come ritrovate il vostro equilibrio.

Per mia sfortuna, per raggiungere il mio equilibrio (e non è detto che lo abbia ancora trovato, anzi) ho fatto delle cazzate immonde. Nel cercare di capire quali fossero i miei limiti mi sono spinto oltre e ho fatto stare male parecchie persone. Esattamente come per la memoria, per mettere in equilibrio la mia persona ho dovuto generare caos. Ed l’unica cosa negativa del cambiare. L’unica cosa che ho imparato da tutto questo è:

“rispetto verso gli altri, rispetto verso voi stesso, responsabilità delle vostre azioni”

P.s. se avrò tempo, voglia e motivo di scrivere la mia via per la felicità, tranquillità, equilibri; o cmq per ampliare questo argomento scriverò una Pt.2