martedì 23 novembre 2010

21 - Ghost


Questo intervento avrei dovuto scriverlo verso Maggio. Doveva, e continuerà, a trattare di fantasmi. Non quelli per cui vengono ingaggiati dai GhostBusters, ma quelle persone che comunque hanno significato qualcosa nella nostra vita e che continuano ad apparire dopo essere spariti dalla nostra vita.
Dovevo scriverlo a Maggio, in un periodo in cui ho creduto di essere riuscito ad eliminare uno.
E per un motivo molto valido non l’ho scritto, perché proprio mentre scrivevo la bozza su un foglio si è ripresentato il fantasma contornato dalla propria luminescenza.
Sono passati 6 mesi dal giorno in cui avrei dovuto pubblicarlo. E in 180 giorni le cose cambiano completamente, radicalmente. Ho accanto a me il foglio di quando quella mattina all’università in un attacco di ispirazione iniziai a scrivere quello che pensavo sui fantasmi. Parlando dei miei vecchi fantasmi e come li ho affrontati. Cercando di trovare la connessione logica fra mente e cuore che portasse alla creazione di questi spiriti informi che attraversano ogni strano che noi poniamo a copertura.
Prima pensavo che i fantasmi fossero la spettralizzazione della speranza. Avevo immaginato che fossero come delle piccole banche a cui avevamo depositato parte della nostra felicità nella speranza che questi fantasmi tornassero con gli interessi. La loro “presenza-assenza” fosse quindi l’idealizzazione della felicità perduta. Ed essendo il fantasma unico appiglio di felicità ho pensato che la rimaterializzazione del fantasma portasse alla felicità stessa. E che quindi il fantasma scomparisse nell’esatto istante in cui la persona tornasse realmente felice.
É tornata una persona nel periodo precedente a questo in cui vi scrivo. Un fantasma. Anzi IL fantasma. Un fantasma un po’ particolare che è stato riesumato, resuscitato e che ha deciso nuovamente di divenire fantasma. E nel far ciò questo fantasma ha cambiato la mia conoscenza e la mia idea riguardo i fantasmi, proprio perché ho avuto modo di capire come funzionassero, forse non in generale ma almeno con la mia persona.
Se ricordate ho scritto riguardo i Porcospini di Schopenhauer e della legge di scambio di calore fra essi. Quando un riccio si allontana dal suo partner non ha più calore a sufficiente per stare bene e inizia a sentire freddo. E allora ritorna dal porcospino da cui si era allontanato per ricominciare a riscaldarsi.
Ora poniamo l’ipotesi che i porcospini per un motivo qualunque si allontanino volontariamente.
Litigano, uno dei due deve partire per una terra lontana o per tutte le decine di motivi che vi possano venire in mente mentre leggete queste righe. Il porcospino A (lo chiamiamo A? Aggiudicato A) se ne va, ripeto non importa per quale motivo, ma se ne va. Il porcospino B (lo chiamo ovviamente B) abituato a ricevere una certa quantità di calore da A inizia a sentire freddo. E da allora inizia a pensare a quanto fosse utile il calore del suo porcospino e di quanto fosse bello quel tepore, a come la facesse sentire completa nel suo mondo imperfetto (non so perché ma mi sto immaginando B come femmina. Può benissimo essere l’opposto). Quella mancanza di calore a cui era abituata genera in lei il fantasma del “il suo era meglio di qualunque altro”.
Dostoevski diceva: “Quanto più siamo infelici, tanto più profondamente sentiamo l’infelicità degli altri; il sentimento non si frantuma, ma si concentra.”
Freud chiama questo processo “idealizzazione”, cioè quella tendenza che falsa il giudizio, dove l’Io, la proiezione psichica di se, diventa sempre meno esigente, più umile, mentre l’oggetto sempre più magnifico, più prezioso. Freud afferma che “può arrivare fino ad impossessarsi da ultimo dell’intero amore che l’Io ha per sé, di modo che, quale conseguenza naturale, si ha l’autosacrificio dell’Io. L’oggetto ha per così divorato l’Io.” [Psicologia delle masse e analisi dell'Io (1921)]
Oltre questa fase di idealizzazione si può incorrere nella fase “per mia colpa mia colpa, mia grandissima colpa.”, nell’idea che il porcospino se ne sia andato via per qualcosa che gli è fatto di male e il lasciato se ne assume tutta la colpa.
Quindi il fantasma non solo va a falsare il giudizio, ma va fa sentire il soggetto sia vittima che carnefice della situazione, peggiorando maggiormente la abnegazione dell’Io.
Ora poniamo l’ipotesi che invece ad allontanarsi sia , nel caso che A sia un porcospino in equilibrio. Può capitare che per quanto A stia bene con se stesso, essendo autosufficiente, o addirittura in eccesso di energia, si abitui a questa cessione di calore. Si abitua a cedere calore, e a riceverne.
Passando dalla termodinamica all’idraulica spicciola: è un po’ come se fosse abituato a tenere un rubinetto sempre aperto, indipendentemente dal fatto che qualcuno metta sotto un bicchiere per abbeverarsi o per usufruirne. Perché sa che questa energia poi ritorna, e sa che chi poi ne usufruisce rimette quest’acqua dentro.
Sta così bene come se che il suo unico interesse sia quello di dare, perché nel momento in cui da riceve. Non voglio fare una discussione se questa sia o meno la massima concezione dell’egoismo e dell’egocentrismo o dell’altruismo. Ma pensate. Semplicemente pensate a questo porcospino che è arrivato ad un punto tale che lui è sempre in equilibrio. Riceve, dona in un modo oramai molto stabile, continuo e costante. É talmente abituato sia a dare che a ricevere che quella mancanza nel non dare divenga un problema, poiché egli stesso in qualche modo non riceve.
E’ come se imponessimo immediatamente che ingresso e uscita diventino una cosa sola. Prendete (NO. Non fatelo sul serio) una cavo elettrico e chiudete il circuito su una presa. Cosa accade? Che per quanto il prodotto Intensità-Resistenza sia costante la presa si fotte (e con essa probabilmetne tutta casa), perché chiudendo il circuito abbiamo annullato ogni resistenza, portando ad infinito l’intensità e distruggendo tutto il sistema creato.
Abbiamo creato un corto circuito, un sovraccarico, abbiamo distrutto la presa nonostante l’energia sia rimasta sempre la stessa. Al porcospino A nonostante non senta realmente freddo, sta male. Gli manca il porcospino a cui dava questa energia, Si genera il fantasma del calore non ceduto, del fantasma che genera sovraccarico.
Quelli che riescono a creare il 100% del loro fabbisogno hanno un problema di fondo. Difficilmente scambiano la loro energia con altre persone. Sono arrivati ad un punto che quando stanno con una persona lo fanno solo perché sanno che quella persona può farli stare solo meglio di come stanno. Se la sentono cucita addosso. Quindi difficilmente potrà trovare nuovamente il porcospino a cui vorrà scambiare calore. E dovrà in tutto questo abituarsi a dover dare solo calore a se stesso prima di poter nuovamente dare calore a qualcuno (è come se dovesse rimettere a posto il circuito o la tubatura)
Con porcospini del genere bisogna non bisogna allontanarsi di colpo. Ne soffrono pesantemente.
Preferiscono una lento e progressivo allontanamento. Hanno bisogno di chiudere i rubinetti e risistemarsi.
Un po’ come accade (non a caso) nella termodinamica. Se realizziamo una trasformazione finita mediante una successione di trasformazioni infinitesime (cioè piccolissime, ridottissime) otteniamo una cosiddetta trasformazione quasi statica: essa è caratterizzata dal fatto che, in ogni istante, il sistema si trova, a meno di infinitesimi, in condizione di equilibrio termodinamico. Si passa per stati infiniti di equilibrio che permettono di cambiare senza strappi, senza generazione di entropia, senza cortocircuiti.
Io nella mia vita ho avuto 4 ragazze che si sono allontanate di colpo della mia vita.
E categoricamente i loro fantasmi si sono presentati alla mia porta.
Con una trasformazione quasi statica si evita di generare entropia. Non si genera caos.
Con un allontanamento quasi statico si evita di generare fantasmi. Si evitano un sacco di problematiche e soprattutto spesso le relazioni che gravitavano intorno a quel rapporto si possono mantenere. Io personalmente mi sento con la maggior parte delle mie ex. Ci esco ogni tanto per un caffè, un aperitivo, chattiamo, ci sentiamo. Non lo facciamo perché vogliamo tornare insieme, o per farci del male. Ma per sentirci, per non pensare che il nostro rapporto e i nostri ricordi debbano andare buttati per degli stupidi errori di valutazione. Ci siamo allontanati progressivamente e siamo riusciti in tanti casi a mantenere un bel rapporto di amicizia, che è sicuramente meglio di dire in giro “è una troia” o “l’hai piccolo” (per quanto apprezzi la genialità della ragazza che ha scritto con la vernice “ti ho fatto le corna prima io” sulla macchina del suo ex proprio sotto casa mia).
Trattandolo in termini scientifici ho collegato che il processo di idealizzazione è dovuto all’astinenza della feniletilammina. La “droga dell’amore”. La sua presenza e la sua assenza condiziona i comportamenti della persona. Infatti, quando una persona sia allontana da noi la sua mancanza lascia anche un vuoto “affettivo” e “abitudinario” tale da farci stare male, da distruggerci se non riusciamo a controllare questa astinenza.
Se il vuoto affettivo può essere colmato dalle amicizie, quello abitudinario (come abbiamo appena visto) è quello pericoloso.
Perché per quanto la nostra mente viaggi, tenti di dimenticare, l’abitudine di pensare alla persona amata ci ripete costantemente: “apprezzerebbe davvero questa cosa”- “ah che bello se fosse qui”. E d è in questi termini che i fantasmi ci fanno del male. Sono queste le loro apparizioni eteree nella nostra mente. Si è talmente abituati ad assumere la droga amorosa che per riaverla si perdono, annegano il proprio io. E ne conosco persone che si sono perse. Che non sono riuscite a ricominciare dopo che sono state traumatizzate dalla perdita delle persona amata. Che hanno rifiutato la cura ogni cura che potesse portarla a ritrovare il proprio io e cancellare il fantasma che la perseguita. Ma spesso si incorre nell’errore di credere che ogni via sia sbagliata poiché la prima era sbagliata. E non c’è niente di più sbagliato. Io per mia sfortuna posseggo ancora qualche fantasma che saltuariamente esce dall’armadio e mi ricorda cosa ho sbagliato nella vita. Ma ho imparato che se anche sono caduto nell’abisso, per quanto le acque siano profonde e scure, ciò che fa annegare non è l’immersione, ma il fatto di rimanere sott’acqua.





domenica 10 ottobre 2010

Io l’amavo – di Anna Gavalda

Ci ho pensato, non mi faccio illusioni, ti amo ma non ho fiducia
in te
. Poiché quello che stiamo vivendo non è reale,
allora si tratta di un gioco. Poiché è un gioco,
ci vogliono delle regole. Non voglio incontrarti più a
Parigi. Ne a Parigi né in qualunque altro posto ti faccia
paura. Quando sono con te, voglio poterti dare la mano per strada
e baciarti al ristorante altrimenti non mi interessa
. Non ho più
l’età per giocare a nascondino. Quindi ci vedremo
il più lontano possibile, in altri paesi. Quando conoscerai
il luogo dove incontrarci, me lo scriverai a questo indirizzo,
è quello di mia sorella a Londra, saprà dove rimandarmela.
Non darti la pena di stare a scrivere parole gentili, avverti
e basta. Di’ in quale hotel scendi e dove e quando. Se posso
raggiungerti, verrò, altrimenti no. Non provare a chiamarmi,
né a sapere dove mi trovo, né come vivo, credo che
non sia questo il problema. Ci ho pensato, credo che sia la soluzione
migliore, fare come te, vivere per conto mio amandoti molto ma
da lontano
. Non voglio aspettare le tue telefonate, non voglio
impedirmi di innamorarmi, voglio poter andare a letto con chi
voglio e quando voglio senza farmi scrupoli. Perché hai
ragione tu, la vita senza scrupoli è… è more coiwenient.
Prima non la pensavo cosI, ma perché no? Voglio provarci.
Che ho da perdere, alla fine? Un uomo vigliacco? E da guadagnare?
Ii piacere di dormire fra le tue braccia ogni tanto… Ci ho pensato
e voglio provarci. Prendere o lasciare…

lettera
tratta da:


venerdì 27 agosto 2010

Citazioni


In_The_Twilight_by_RubyGee
 
 
Non scriviamo e leggiamo poesie perché è carino. Noi leggiamo e scriviamo poesie perché siamo membri della razza umana,
e la razza umana è piena di passione.
Medicina, legge, economia, ingegneria sono nobili professioni,
necessarie al nostro sostentamento.
Ma la 
poesia, la bellezza, il romanticismo, l’amore..
sono queste le cose che ti tengono in 
vita.
John Keating dal film "L’attimo fuggente"
 
Quando si accende, l’amore è una pazzia temporanea… L’amore scoppia come un terremoto e in seguito si placa..
e quando si è placato bisogna prendere una decisione,
bisogna riuscire a capire se le nostre radici sono così inestricabilmente intrecciate,
 che è inconcepibile il solo pensiero di separarle [...] L’amore non è turbamento, non è eccitazione, non è restare sveglia la notte
immaginando che lui sia lì a baciare tutte le parti del tuo corpo [...].
Questo è semplicemente essere innamorati e chiunque può facilmente convincersi di esserlo.
L’amore invece è quello che resta del fuoco, quando l’innamoramento si è
consumato… non sembra una cosa molto eccitante vero? invece lo è… 

dal 
film d’amore "Il mandolino del Capitan Corelli"
 
Per tutti coloro che amano, hanno amato e ameranno. Alle navi in navigazione e ai porti di scavo, alla mia famiglia e a tutti gli amici ed estranei: questo è un messaggio e una preghiera. Il messaggio è che i miei viaggi mi hanno insegnato una grande verità: io ho già avuto quello che tutti quanti cercano ma che soltanto pochi trovano, la sola persona al mondo che ero destinata ad amare per sempre. Una persona ricca di semplici tesori che si è fatta da sola e che da sola ha imparato. Un porto in cui mi sento a casa per sempre e che nessun vento, nessun problema potranno mai distruggere. La preghiera è che tutti al mondo possano conoscere questo genere d’amore ed essere da esso sanati. Se la mia preghiera sarà ascoltata saranno cancellati per sempre tutti i rimpianti e tutte le colpe e avranno fine tutti i rancori.
dal film d’amore "Le parole che non ti ho detto"

sabato 31 luglio 2010

23 - Ricerca di equilibro Pt.1




L’Entropia è una misura di casualità, un parametro di disordine, energia ridotta a calore irreversibile, quello che può sembrare essere un caos, o anche rovina. In realtà è modo con cui un sistema appiana le divergenze.

È una ricerca di equilibrio.

Laddove il linguaggio può tradirmi, la “poesia” della matematica e della fisica portano chiarezza.

Almeno, io la metto in pratica osservando i cambiamenti spontanei che avvengono nei sistemi isolati.

L’entropia è il nostro metro di paragone nel misurare il progresso, nel definire i confini, di una civiltà. Io li ho usati anche , e forse

anche impropriamente per definire progresso e confine di una storia.

Se sappiamo che tutto ha inizio e una fine, l’entropia ci permette attraverso la sua eccezionale qualità di scegliere una particolare direzione del tempo, quella che in fisica viene chiamata: “la Freccia del tempo”.

Una delle prime cose che mi ha fatto pensare a questa all’entropia, alla freccia del tempo e alla ricerca dell’equilibrio è stato il comportamento delle persone. E quando intendo persone non dico una in particolare, anzi, spesso sono quelle che vedi passare per caso mentre cammini per la città che ti fanno pensare di più. Riusciamo ad analizzarle senza problemi di sorta. Possiamo immaginare qual è la loro vita. Una delle mie cose preferite è il gioco del “capire cosa stiano facendo”. Il classico è l’anziano ch non ha nulla da fare la mattina e che gira con l’autobus per ore e ore, un po’ come i colleghi pensionati che sono alle poste dalle 8.

Per dirlo in termini più fisici: “Parti tra loro non correlate trovano, interagiscono e trovano soluzione in un sistema fra loro in evoluzione.” Da un certo punto di vista l’entropia è l’orologio che registra l’irreversibile.

Se noi strisciassimo per terra una qualunque cosa, che sia una sedia, un mobile, le nostre suole, tutto andrebbe a generare una energia maggiore del necessario per spostare l’oggetto. Quell’energia maggiore che usiamo per spostare l’oggetto è generazione di caos. Per quanto non necessaria in un mondo ideale, senza attrito, questa trasformazione di energia in calore è fondamentale per spostare l’oggetto in questione, per appianare le “divergenze”, per dire  al mondo che qualcosa si è spostato, che non è più come prima. Ora se noi immaginassimo che sia qualcosa, che so una molla, che faccia ritornare la sedia a posto, che la riporti nella sua posizione originaria, vedremo che la sedia non tornerà nell’esatta posizione precedente. Per quanto l’energia sia conservata, qualcosa è  cambiato. Il mondo precedente è cambiato e tu non puoi fare nulla,  se non dare altra energia, altro lavoro per rimettere tutto in ordine, se ritieni che la tua sedia debba stare in quella posizione.

Ad esempio è stato affermato che la freccia del tempo così come è percepita da noi, fornendo passato e futuro distinti, è il risultato

dell’influenza della seconda legge della termodinamica sull’evoluzione del cervello.

Per ricordare qualcosa la nostra memoria, infatti, il nostro cervello passa da uno stato disordinato a uno stato più ordinato, o da uno stato ordinato ad un altro.  Per assicurarsi che il nuovo stato sia quello corretto, deve essere consumata dell’energia per svolgere il lavoro e questo aumenta il disordine nel resto dell’Universo. C’è sempre un maggiore aumento di disordine rispetto all’ordine guadagnato dalla nostra memoria, quindi la freccia del tempo nella quale ricordiamo le cose ha la stessa direzione di quella rispetto alla quale il disordine dell’Universo aumenta. Come vedete, è irreversibile e non controllabile.

Ora, lasciando perdere la lezione teorica di Fisica Tecnica e passando alla pratica…o alla praticità con cui io uso la fisica per trovare risposte alle mie domande sul mondo.

Dopo l’immagine dei pensionati alla posta citare questa scena è d’obbligo:

<<”Che cosa fai?” chiese all’ubriacone che stava in silenzio davanti a una collezione di bottiglie vuote e a una collezione di bottiglie piene.

“Bevo” rispose, in tono lugubre, l’ubriacone.

“Perché bevi?” domandò il piccolo principe.

“Per dimenticare”, rispose l’ubriacone.

“Per dimenticare che cosa?” s’informò il piccolo principe che cominciava già a compiangerlo.

“Per dimenticare che ho vergogna”, confessò l’ubriacone abbassando la testa.

“Vergogna di che?” insistette il piccolo principe che desiderava soccorrerlo.

“Vergogna di bere!” e l’ubriacone si chiuse in un silenzio definitivo. Il piccolo principe se ne andò perplesso. “ >>.

Perplesso esattamente com’ero quando non capivo molte delle problematiche  comuni. Io non ho mai capito il bisogno di fumare ad esempio. O come il bisogno di drogarsi, di bere. É qualcosa che va, anzi andava, oltre la mia comprensione.

POI HO CAPITO. Come un sistema genera entropia per appianare i propri problemi, un ubriacone beve per equilibrarsi. Per quanto cattiva cosa questa sia, deve farlo o perderà l’equilibrio. Non a caso, gli  alcolisti, i tossicodipendenti stanno male solo quando non bevono, o quando non hanno la loro dose. E’ tutto sempre una ricerca di equilibrio. L’equilibrio che gli permette di stare bene secondo il loro stato attuale.

Gli anziani si sentono soli e cercano di appianare con i loro sistemi “alternativi” la solitudine, c’è chi va alle poste, chi gioca a bocce, chi sta dal meccanico come mio nonno. E la cosa vale anche per le ragazzine di 13 anni cercano di sentirsi più grandi, di trovare un’identità nel loro corpo, e iniziano a truccarsi, bere, fumare, etc..cose di cui prima non ne avevano bisogno. Io conosco  perfettamente le urla di una piastra non funzionante di una ragazza che deve scendere in piazza in una sera d’agosto. Che Dio mi salvi dal doverla risentire.

C’è sempre qualcosa che li fa (ci fa) stare male. E loro (noi) rispondono (rispondiamo) a questo con i modi più diversi. Io ad esempio passo ultimamente sempre per il megalomane, esaltato di turno. Eppure chi mi conosce da tanto tempo sa benissimo che odiavo farmi notare. Tanti motivi, tante sofferenze anche tante piccole soddisfazioni mi hanno portato ad essere quello che sono. Il mio stare male, mi ha portato a far spostare il mio baricentro emotivo da uno molto timido a uno che non ha paura di dire in faccia le cose.

Ringrazio “l’entropia” per questo, mi ha permesso di diventare da succube di qualcuno a centro di me stesso.

Tutti quanti nella nostra vita abbiamo delle esperienze che ci segnano. Io per mia sfortuna ne ho avute un bel po’. Potevo tranquillamente stare a soffrire, a piangere, a lamentarmi, se questo fosse stato il mio punto di equilibrio. Ma non lo era. Probabilmente un mio sistema per ritrovare l’equilibrio e mettere l’ordine è quello che scrivo.

Quindi consiglio a tutti di trovare un modo loro di appianare le proprie divergenze.

Certo cercate di non esagerare..Io ho visto un mio compagno scout farsi prete. (e con questa ho detto tutto!!).

Anche quando incontrate altre persone, ricordatevi che ogni atteggiamento è dettato dalla ricerca di equilibrio e la freccia del tempo segna che non si può tornare indietro. Che si può andare solo avanti.

Poiché  anche cercando di passare per infiniti piccolo stati di equilibrio niente sarà più come prima, l’entropia, il caos da esso generato ti dice che devi sempre sforzarti per tornare ad una situazione precedente.

A questo punto l’unica cosa che puoi fare è andare avanti.

Se uscite ad esempio da una storia finita male, piangete, dimenatevi, cambiate se volete, se ne avete bisogno. Ma quello che farai stasera, quello che farai domani, non cancellerà il fatto che tu abbia amato, la persona sbagliata magari, ma hai amato.

Ma ricordati sempre che devi pensare a quello che stai per fare. Ai rimpianti che avrai.

Le cazzate non si dimenticano. Quindi occhio a come ritrovate il vostro equilibrio.

Per mia sfortuna, per raggiungere il mio equilibrio (e non è detto che lo abbia ancora trovato, anzi) ho fatto delle cazzate immonde. Nel cercare di capire quali fossero i miei limiti mi sono spinto oltre e ho fatto stare male parecchie persone. Esattamente come per la memoria, per mettere in equilibrio la mia persona ho dovuto generare caos. Ed l’unica cosa negativa del cambiare. L’unica cosa che ho imparato da tutto questo è:

“rispetto verso gli altri, rispetto verso voi stesso, responsabilità delle vostre azioni”

P.s. se avrò tempo, voglia e motivo di scrivere la mia via per la felicità, tranquillità, equilibri; o cmq per ampliare questo argomento scriverò una Pt.2

sabato 12 giugno 2010

22 - Arte di Amare


Salto il 21. A cui dedicherò un po’ di tempo appena ne avrò. Si doveva basare su una cosa particolare..ma sono successe tutta

una serie di cose che mi hanno fatto ….non dico cambiare idea…ma rifletterci su..quindi scriverò appena avrò le idee più chiare..

Inoltre, sapete benissimo il rapporto che ho con il numero 22, e non vedevo l’ora di parlarvi della base di tutta la mia filosofia amorosa.

L’arte di amare.

Ve ne avrò parlato centinaia di volta, sia nel blog, sia in tutte le conversazione che ho fatto con le persone che comunque anche lontanamente leggono il blog e quello che scrivo

“È l’amore un’arte? Allora richiede sforzo e saggezza. Oppure l’amore è una piacevole sensazione, qualcosa in cui imbattersi è questione di fortuna? Io contemplo la prima ipotesi, mentre è fuor di dubbio che oggi si crede alla seconda. La gente non pensa che l’amore non conti. Anzi, ne ha bisogno; corre a vedere serie interminabili di film d’amore, felice o infelice, ascolta canzoni d’amore; eppure nessuno crede che ci sia qualcosa da imparare in materia d’amore.

Una, preferita soprattutto dagli uomini, consiste nell’avere successo, nell’essere ricchi e potenti quanto lo possa permettere il livello della loro posizione sociale. Un’altra, seguita particolarmente dalle donne, è di rendersi attraenti, coltivando la bellezza, il modo di vestire, ecc. Una terza via, seguita da uomini e donne, è di acquisire modi affabili, di tenere conversazioni interessanti, di essere utili, modesti, inoffensivi. Come dato di fatto, quel che la gente intende per «essere amabili», è essenzialmente un insieme di qualità.”

Eric Fromm

E il che secondo me non è vero. Una persona non deve rendersi amabile. O meglio, deve renderesi amabile verso se stesso. Deve amarsi per ottenere risultati. L’arte di amare, secondo me è l’arte di amare se stessi per amare gli altri. Vi chiederete perché io mi ostini a chiamarla Arte. Mettiamola così. Tutti quanti sappiamo disegnare, scarabocchiare. Ma in quanti sanno dipingere?

Non si impara a dipingere, così, senza una adeguata istruzione alla base. Anni di luci, studi di anatomia, prospettiva, mescolamento di colori, rendono un quadro un’opera d’arte. Per me è uguale. Tutti sappiamo innamorarci, ma pochi amare.

Sono in pochi non perchè gli altri sono degli stupidi e non lo sapranno mai. Ma semplicemente non hanno idea di cosa sia l’amore. Nessuno gli ha mai insegnato la corretta via. Credo che abbiano appreso che il problema dell’amore sia diventato

un problema di mancanza d’oggetto, e non il problema di uno stato mentale. La gente ritiene che amare sia semplice, ma che trovare il vero soggetto da amare, o dal quale essere amati, sia difficile, se non impossibile. Voi ragazze aspettate sempre il principe azzurro, o sbaglio?

Questo atteggiamento da Cenerentola è determinato da molte ragioni, legate allo sviluppo della nostra società. Ad esempio fino al 1800, fino all’età vittoriana per intenderci, il matrimonio avveniva per motivi di convenienza, non per amore.

Nelle ultime generazioni il concetto dell’amore romantico si è diffuso nel mondo occidentale, la gente è ora alla ricerca dell’esperienza personale d’amore che dovrebbe condurre al matrimonio.

A questo nuovo concetto di libertà in amore deve avere largamente contribuito ad aumentare l’importanza dell’oggetto contro l’importanza della funzione. Quale funzione? Io ascolto persone che hanno tutte lo stesso problema: “la mancanza di scambio comunicativo”. Una delle due persone che stanno insieme, per i loro vari motivi non essendo pronti ad avere una relazione non riescono a espletare la loro funzione di ragazzo/ragazza, marito/moglie. Mi dicono “Sono fidanzata, ma abbiamo sempre problemi”. Ora io dico. Figlia mia, perché non l’hai ancora posato? Non so se questa problematica deriva da un’altra caratteristica della civiltà contemporanea: “l’idea dello scambio proficuo.”

La felicità dell’uomo moderno consiste nell’emozione di guardare vetrine di negozi, di acquistare tutto ciò che può permettersi. Lui o lei guardano la gente nello stesso modo. Per un uomo, una ragazza attraente, e per una donna, un uomo attraente, sono gli oggetti della loro ricerca. «Attrattiva» generalmente significa un simpatico complesso di qualità desiderabili.

A ogni modo, il senso della parola «innamorarsi» si sviluppa, secondo chi non ha imparato quest’arte, solo tenendo conto di queste qualità pratiche in quanto sono alla portata della proprie capacità di scambio. Io sono alla ricerca di un oggetto; l’oggetto potrebbe essere desiderabile dal punto di vista del suo valore sociale, e nello stesso tempo potrebbe volere me, considerando le mie caratteristiche interiori ed esteriori. A questo modo due persone si innamorano, certe di aver trovato sul mercato l’oggetto migliore e più conveniente, considerando il loro valore e mettendosene un limite. (Detto in parole spicciole, i boni stanno con le bone, i ciccioni con le ciccione. E non mi dite che non avete mai visto questa serie di accoppiamenti!!)

Cercano di ottenere il loro massimo status sociale, senza considerare che dovrebbero ottenere il massimo per loro, sotto ben altri punti di vista. Sarò io tarato, ma quando sento le ragazzine delle medie (superiori e inferiori) parlare di certe cose d’amore, io rabbrividisco. Quando ero adolescente e sentivo la ragazza che mi piaceva che urlava verso il Dj o si girava verso le amiche dicendo “Quanto è Bono” capivo che per loro l’amore è solo una merce di scambio e non scambio in quanto
tale.

Ora capisco che direte : “ ma sono piccole, immature”. Io vi dico che è un tratto istintivo. L’amore tra animali, o meglio, l’equivalente dell’amore, non è che puro istinto, istinto legato a reazioni chimiche, che come vi ho spiegato in altri post, agiscono anche nell’uomo. Ma ciò che caratterizza l’esistenza dell’uomo è il fatto di essere emerso dal regno animale, di riuscire a dominare l’istinto. E dominando l’istinto, l’uomo ha dominato la natura, sebbene non l’abbandoni mai.

Io credo che l’amore si possa “incanalare”. Mi spiego meglio. Credo che l’amore sia una forza selvaggia, qualcosa di implacabile, ma credo si possibile, con la dovuta conoscenza, sfruttarla al meglio. Un po’ come i fiumi, ci sono da milioni di anni, l’acqua scorre anch’essa a causa di una forza invisibile, la gravità. Eppure l’uomo riesce a sfruttare l’acqua. La devia verso i luoghi dove serve maggiormente, utilizzandoli per l’agricoltura, l’energia, per abbeverarsi.

I sentimenti sono la nostra acqua, se permettessimo che scendano senza controllo, scendano di puro istinto, non ne avremmo il controllo, o meglio, non li sfrutteremmo a dovere.

Non vorrei avere battibecchi sul fatto del controllo. L’amore non si controlla, si incanala adeguatamente, quando dirò controllare sarà inteso in questo modo. Per esperienza so che quando cerchiamo di controllare l’amore, questo ci distrugge.

Crescendo ho notato che non sono solo le adolescenti a non capire che questo istinto si deve essere incanalato. Molti sono convinti che non vi sia nulla da imparare in materia d’amore, è ciò crea confusione tra l’esperienza iniziale d’innamorarsi e lo stato permanente di essere innamorati, dell’amare.

“ Se due persone che erano estranee lasciano improvvisamente cadere la parete che le divideva, e si sentono vicine,

unite, questo attimo di unione è una delle emozioni più eccitanti della vita. È ancora più meravigliosa e miracolosa per chi è vissuto solo, isolato, senza affetti. Il miracolo di questa intimità improvvisa è spesso facilitato se coincide, o se inizia, con l’attrazione sessuale. Tuttavia, questo tipo di amore è per la sua stessa natura un amore non duraturo. Via via che due soggetti

diventano bene affiatati, la loro intimità perde sempre di più il suo carattere miracoloso, finché il loro antagonismo, i loro screzi la reciproca sopportazione uccidono ciò che resta dell’eccitamento iniziale. Eppure, all’inizio, essi non lo sanno; scambiano l’intensità dell’infatuazione, il folle amore che li lega, per la prova dell’intensità del loro sentimento, mentre potrebbe solo provare l’intensità della loro solitudine.”

Eric Fromm

(N.B. e ciò mi ricorda qualcosa)

Questo atteggiamento del “niente è più facile che amare” continua ad essere il concetto prevalente sull’amore, ad onta dell’enorme evidenza del contrario.

“Non vi è impresa o attività che sia iniziata con simili speranze e illusioni, che tuttavia cada così regolarmente, come l’amore. Se ciò avvenisse per qualsiasi altra attività si sarebbe impazienti di conoscere le ragioni del fallimento, o d’imparare a comportarsi meglio, oppure si abbandonerebbe quell’attività. Ma l’ultima ipotesi è improbabile, in materia d’amore; soltanto un mezzo sembra esista per evitare il fallimento del proprio amore: esaminare le ragioni e studiare il significato della parola «amore».”

Il primo passo è di convincersi che l’amore è un’arte così come la vita è un’arte: se vogliamo sapere come amare dobbiamo procedere allo stesso modo come se volessimo imparare qualsiasi altra arte, come la musica, la pittura, oppure la medicina o l’ingegneria. (si perché l’ingegneria è un arte!!)

Io parto sempre con questi versi:

“Colui che non sa niente, non ama niente.

Colui che non fa niente, non capisce niente.

Colui che non capisce niente è spregevole.

Ma colui che capisce, ama, vede, osserva …

La maggiore conoscenza è congiunta indissolubilmente all’amore …

Chiunque creda che tutti i frutti maturino contemporaneamente come

le fragole, non sa nulla dell’uva.”

Paracelso

Probabilmente sarò tarato, egocentrico, assoluto, ma sono dell’idea che ci siano persone che sappiano amare meglio di altre. Ho detto meglio ,e non di più, di proposito. Anche se credo che siano persone predisposte ad amare meglio di altre.

Ripeto. Sarò tarato. Ma le persone che hanno passioni, che si interessano di filosofia, musica, pittura, scienza riescono ad amare meglio. E questa idea me la sono fatta stando con diverse persone di diversi contesti sociali.

Prendo la musica come esempio di riferimento. Credo che la musica sia una delle più grandi scoperte dell’uomo. E attraverso l’invenzione degli strumenti musicali ha fatto sue tutte le bande di frequenza.

Io sono del parere che chi ha i gusti più variegati possibili abbia dentro di se qualcosa in più , apprezza quella particolare arte conseguentemente, apprezza se stesso. Non credo sia un caso che le migliori persone che conosco, le persone più intelligenti con cui ho a che fare, ascoltino dal jazz all’elettronica, dalla classica all’hip pop, dal prog metal alla minimal, dal reggae alla lirica, dai 99 posse a Mina.

Il fatto di ascoltare e soprattutto apprezzare veramente la musica nella suo complesso, senza bloccarsi con un solo genere, possa essere il primo passo verso l’apprezzare e ascoltare veramente qualcuno. Nell’amare veramente qualcuno. Per che nel momento in cui scopro una canzone, guardo un quadro o leggo una poesia, e mi emoziono, conosco meglio me stesso. Riuscendo ad apprezzare e a capire ogni sfumatura di suono o colore, capisco e apprendo qualcosa. Conosco me stesso. Conoscendo me stesso, imparo ad ascoltarmi. E ascoltandomi imparo ad ascoltare gli altri. Amando me stesso riesco ad amare meglio loro.

L’amore non è soltanto una relazione con una particolare persona: è un’attitudine, un orientamento di carattere che determina i rapporti di una persona col mondo, non verso un «oggetto» d’amore. Se una persona ama solo un’altra persona ed è indifferente nei confronti dei suoi simili, il suo non è amore, ma un attaccamento, un egoismo portato all’eccesso. Eppure la maggior parte della gente crede che l’amore sia costituito dall’oggetto, non dalla facoltà d’amare. Infatti, essi credono perfino che sia prova della intensità del loro amore il fatto di non amare nessuno tranne la persona “amata”. Poiché non si vede che l’amore è un’attività, un potere dell’anima, si ritiene che basti trovare l’oggetto necessario e che, dopo ciò, tutto vada da sé. Per ricollegarla all’esempio che ho fatto all’inizio con la pittura, è come dire che una persona deve trovare solo il pennello adatto (l’oggetto adatto) , e che dipingerà meravigliosamente non appena lo avrà trovato. Se amassi veramente una persona,amerei il mondo, amerei la vita. Se posso dire a un altro «ti amo», devo essere in grado di dire, “amo tutti in te, amo il mondo attraverso te, amo in te anche me stesso”.

lunedì 12 aprile 2010

20 - Twelve steps




Una delle mie canzoni preferite dei Dream Theater, che postai qui sul blog oramai 2 anni fa, è The glass prison, la prima delle canzoni della “saga degli alcolisti”. Mike Portnoy, batterista e scrittore dei testi della saga, è stato un alcolista ed ha dedicato tutta quanta la saga agli alcolisti anonimi.

Dando il nome di ogni parte delle 5 canzoni ai 12 passi che contraddistinguono il metodo di cura presso l’associazione degli alcolisti anonimi. Io adesso non so se i 12 passi che vi dirò sono quelli reali, perché cercando su internet ho trovato ben poco. Ma comunque non è questo il punto. Vi elenco i 12 passi ,per alcuni la traduzione esatta in italiano non c’è e ho messo i significati più vicini, badate bene che a parte il primo e l’ultimo non tutti devo essere fatti nel giusto ordine:

  1. Ammissione
  2. Ripresa
  3. Rivelazione
  4. Riflessione
  5. Lasciarsi andare / liberazione
  6. Essere pronti
  7. Rimuovere
  8. Negazione / rifiuto /pentimento
  9. Restituzione
  10. Contenimento.
  11. Ricevere
  12. Responsabilità


Io non sono un alcolista. Mi sono ubriacato una sola volta
da stare male. E spero di non dovermi più ridurre in quel modo. E non starò qui a spiegarvi ogni singolo
passaggio. Sennò finisco domani mattina. E voi di leggere domani sera.

Però devi dirvi che questi passi sono sempre stati un punto
di riferimento. E spero davvero che ora questi passi inizino a essere un punto di riferimento per voi ogni qualvolta pensate di aver sbagliato in qualche campo della vostra vita.

E credo che più o meno (in)consapevolmente io li abbia
man mano compiuti nel tempo. Iniziando a scrivere sul blog, ed esponendo i miei pensieri
a tutti, ne abbia compiuti almeno un paio. Dall’ammissione, quando vi dicevo che avevo paura di stare
solo, che ne cambiavo continuamente per non mettere in gioco me stesso. Tutte
le mie paure sono piano piano uscite e con esse è uscito un Emanuele che non
pensavo potesse esistere.

Credo che pian piano di averli fatti tutti. Gli ultimi 3
sono stati fatti secondo me nell’ultimo periodo. Negli ultimi 6 mesi. Anzi ,
quasi sicuramente l’ultimo è stato fatto 2 mesi fa.

Sono certo di averli compiuti perché materialmente ora so
cosa devo fare.

Una delle mie più grandi preoccupazioni nella vita è non
sapere cosa devo fare. E’ una cosa che mi terrorizza andare da qualche parte
impreparato. Anche andare alle poste a fare qualcosa che non ho mai fatto prima
è una cosa traumatizzante per me. E ripensandoci è stato l’errore che mi fatto
spesso perdere delle persone importanti intorno a me. E non ho più intenzione
di ricommettere errori. E oggi sto anche scrivendo per questo. Per fortuna ora credo di avere capito. Credo di aver capito
cosa significhi stare con una persona. E’ un qualcosa che tutti diamo per
scontato, o almeno ho pensato che fosse tutto naturale. E invece non è così semplice. Pian piano nella vita si deve
imparare. E soprattutto capire. Ma questa p una cosa che vi scriverò successivamente.

Se dobbiamo pensare di stare con una persona solo perché con lei stiamo bene, perché ci piace fisicamente, perché non ci fa sentire più soli, perché chiude quel buco che più o meno tutti in adolescenza abbiamo avuto, allora non avete capito un cazzo. Perché se credete sul serio di essere mammiferi evoluti e non comuni animali da savana, allora dovete pensare che in qualche dobbiamo prendercene cura. E prendersene cura non significa, trattarla bene oggi, per
non calcolarla domani. Non farsi sentire oggi per poi chiedere scusa domani. Starle vicino solo quando ha bisogno.

Prendersene cura è essere presenti, accorgersi dei piccoli problemi, e provare a risolverli in qualche modo.

Essere presenti nei momenti più gravi. E non essere paralizzati dalla paura o dalla “lagnusia”.

Valutare le priorità.
Forse ci sono giorni in cui un esame è più importante del sorriso della tua ragazza. Momenti che si affrontano una volta nella vita e lì posso essere d’accordo che puoi anche non essere presente. Mi sta bene. Ci deve essere comprensione
reciproca.

Ma quando la tua ragazza non sorride oggi e non sorride domani e non sorriderà nemmeno dopodomani perché l’hai messa da parte , chiediti se l’ha meritato, chiediti se merita te, chiediti se potrà sorridere ancora. Perché ci sono tante cose bella nella vita. Ma un sorriso sincero da parte dalla persona che ti ama non ha prezzo.

Anche questo è responsabilità, assumersi la responsabilità delle proprie azioni. Se non vuoi prenderti più cura di lei. Le dici: “io non ti amo più”. Non continuate a mettere fine al vostro dolore.

“Oggi è il giorno in cui la mia vita comincia. 
Per tutta la vita sono sempre stato solo io, un ragazzino che parla troppo. 

Oggi divento un uomo. Oggi divento un Marito.

Da oggi dovrò rendere conto ad un’altra persona, oltre che a me. Da oggi divento responsabile di te.
E del nostro futuro. E di tutte le possibilità che il nostro matrimonio ha da offrire. Insieme, qualunque cosa accada io sarò pronto.
Per qualsiasi cosa, per tutto. Per affrontare la vita, per affrontare l’amore. Per affrontare le difficoltà e le possibilità. Oggi Izzie Stevens inizia la nostra vita insieme, e ad essere sincero non vedo l’ora.”

Alex Karev – Grey’s Anatomy 5×22

Ok è pesante da dirsi. E’ pacchiano, e parla di matrimonio, che non ha niente a che fare con quello che scrivo oggi, ma il senso. Quel senso di responsabilità che trasmette è quello che vorrei trasmettere. A voi. A me. E alle persone che ho accanto. A quelle che verranno.

Non so se ho fatto bene ad applicare alla mia vita sentimentale i 12 passi. So solo che non solo credo di averli compiuti. Credo anche di averne fatto un altro non previsto.

Passo numero 13 : Consapevolezza.

Essere consapevoli della persona che si ha accanto. Della sua importanza. Della bellezza di avere una persona speciale accanto. Che costantemente stimola il vostro interesse.

Se non siete consapevoli di quello che avete, allora iniziatevi a domandare perché state con quella persona. La risposta potrebbe davvero essere molto interessante secondo me. Ritenetevi fortunati voi fidanzati innamorati avete qualcosa che certe persone morirebbero per avere. Molte delle persone che ho conosciuto e con cui non ho continuato a più a stare sono uscite alla lunga.

Ho scoperto che stupenda persona è Enza, a cui ho spezzato il cuore. Maria a cui non davo un centesimo come persone e invece ora quasi pentito di averla lasciata. Ed quanto è stato stupido come l’ho perso. Con Egle stessa, ho sbagliato in alcuni giorni praticamente tutto , ma perché ancora non ero ne pronto ne consapevole della rarità di una ragazza come lei. Che poi sia andata come si andata me ne rammarico, ma non più di tanto per come si sono poi evolute le situazioni.

Ora ho la consapevolezza di quanto sia importante quello che ho avuto fra le mani. Quanto era bello quello che ho trovato. E nemmeno lo sapevo. E quanto mi manca quello che ho trovato.


“ Che bisogna fare?” domandò il piccolo principe.
"Bisogna essere molto pazienti", rispose la volpe.
"In principio tu ti sederai un po’ lontano da me, così, nell’erba. Io ti guarderò con la coda dell’occhio e tu non dirai nulla. Le parole sono una fonte di malintesi. Ma ogni giorno tu potrai sederti un po’ più vicino….”
Il piccolo principe ritornò l’indomani. 

”Sarebbe stato meglio ritornare alla stessa ora“, disse la volpe. "Se tu vieni, per esempio, tutti i pomeriggi, alle quattro, dalle tre io comincerò ad essere felice. Col passare dell’ora aumenterà la mia felicità. Quando saranno le quattro, incomincerò ad agitarmi e ad inquietarmi; scoprirò il prezzo della felicità! Ma se tu vieni non si sa quando, io non saprò mai a che ora prepararmi il cuore… Ci vogliono i riti".

Ecco mi manca questo per ora. I riti. Dalle telefonate la sera, ai messaggi del buongiorno o alle chiamatine del che fai tesoro. Alle uscite al cinema ogni mercoledì, le passeggiate E’ questo che mi fare dire Sono pronto. Un paio di mesi fa non me poteva fregare nulla di queste cose. Ora sarà l’astinenza da anfetamine, sarà che gli avvenimenti cambiano.

Ma ora credo che non dipenda più da me. Non getterò più quello che di buono avrò fra le mani.


p.s. scusate il post un po’ così ma erano tutta una serie di considerazioni che mi facevo da giorni, anzi quella dei 12 passi la facevo da mesi… e avevo bisogno di buttarci giù due righe..al solito fatemi sapere..